Con il seguente lavoro vorrei proporre una rilettura del libro La vita accanto [1] di Mariapia Veladiano (2010) e del film La vita accanto (2024) [2], regia di Marco Tullio Giordana, che esplorano le conseguenze della psicosi post-partum di Maria sulla figlia Rebecca, nata con una macchia sul viso, evocando i fantasmi che sottendono i deliri della psicosi fino all’acting out conclusivo. La madre, Maria, si ritira in un lutto profondo, rifiutando di allattare e prendersi cura della bambina: un rifiuto interpretato come un fallimento dell’identificazione simbolica materna, che scatena il delirio psicotico. Dal rientro a casa dopo l’ospedale, Maria non esce più: è come se “la macchia sull’Altro” le avesse rubato l’anima tutto in un colpo. Nella sua crisi la madre sviluppa una fase di costruzione delirante: “la bambina non deve essere esposta, meglio rinchiuderla nella villa che essere libera di essere derisa, e ferita nella continua umiliazione” [3]. Cercherò di delineare sinteticamente il caso focalizzandomi sulla psicosi della madre e sulla complessa interazione tra il desiderio materno, la separazione e l’identità del soggetto secondo un’interpretazione lacaniana. Lacan si concentra sulla singolarità del soggetto e sulla rottura della catena simbolica. Nel caso di Maria, la bruttezza della figlia diventa un buco nel reale: non c’è spazio nel suo simbolico per la macchia devastante, come se l’integrità del corpo e la bellezza avessero sostenuto, prima della nascita della figlia, la sua consistenza come una supplenza, una nominazione che tuttavia si frantuma con “la macchia sul viso della figlia” e la catapulta in un reale dell’immagine del corpo che passa dal bello al mostruoso [4]. In un ipotetico percorso analitico, nella misura in cui il “sapere” resta dalla parte del soggetto stesso, l’analista può giocarsi nel “saper-fare” [5]: egli potrebbe aiutare il soggetto a costruire un nuovo annodamento, a delineare un bordo attraverso nominazioni e supplenze nuove, sempre singolari, realizzate dal soggetto. A mio parere, sebbene la psicoanalisi lacaniana assuma, in un approccio multidisciplinare, un ruolo complementare nella fase di stabilizzazione della psicosi, essa consente di focalizzarsi sul ri-ancoraggio del significante per ridare un posto al bambino nella catena significante materna e sull’elaborazione del trauma della nascita come frattura nell’identità materna. Tale direzione della cura potrebbe avere, a lungo termine, autentici effetti analitici.
[1] M. Veladiano, La vita accanto, Einaudi, Torino 2010.
[2] La vita accanto – Film 2024 – Regia di Marco Tullio Giordana.
[3] M. Veladiano, La vita accanto, Einaudi, Torino 2010, p. 21.
[4] J.-A. Miller, Conversazione Clinica, Quodlibet 2021, p. 37.
[5] Ivi, p. 32.

