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Pipol 12
Home Famiglia/Istituzione

La famiglia : una questione ambivalente – Samantha Monaldi

by Samantha Monaldi
26 Giugno 2025
in Famiglia/Istituzione
La famiglia, un’istituzione – Nadine Page
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Dall’aria assorta e lo sguardo malinconico, un distinto professore sui settanta, vive con la fidata domestica in un lussuoso appartamento romano, circondato da libri, dipinti e vinili di musica classica. Nel film di Luchino Visconti Gruppo di famiglia in un interno (1974) il protagonista ha mollato gli ormeggi che lo tenevano impigliato alle relazioni sociali, per approdare in una volontaria, feroce, laconica solitudine, ammansita solo dal piacere che le opere d’arte sanno procurargli.

Deluso da una società sempre più consumistica e dalla perdita di due amate donne, la sua vita trascorre nel disincanto del tempo perduto, nell’amarezza di un matrimonio andato male e nell’incompiuto anelito di un figlio mancato. L’Altro ormai è qualcosa che non lo riguarda più, finché non piomba in casa sua una strana famiglia dalle relazioni ambigue, capeggiata da Bianca, una borghese arricchita e dai modi volgari, che lo convince ad affittarle l’appartamento al piano superiore, destinato al suo giovane amante Konrad. L’improvvisa presenza di questo invadente e rumoroso gruppo di persone suscita nel professore una prevedibile e subitanea irritazione, ma anche, progressivamente, una particolare e sottile attrazione, che lo porterà a risvegliarsi da quel sonno sordo ed insensibile in cui era sprofondato.

Nell’andirivieni tra la chiusura e l’apertura, tra il rifiuto e l’accoglienza, tra l’irritazione e la gradevolezza, si svolge quel balletto di andata e ritorno, di alienazione e separazione, che è alla base della strutturazione del soggetto e a cui la famiglia fa da palco.

La famiglia è quel luogo ambivalente che serve a crescere, ma che occorre anche perdere. È quel fiume dove scorrono i discorsi, dove ogni bambino viene pensato, nominato, identificato, fornito dei significanti, armi a doppio taglio vitali per parlare, desiderare, relazionarsi e pensarsi, ma che incatenano il soggetto ad un sistema non scelto da cui prima o poi occorre congedarsi. Tale sistema presto o tardi va messo in discussione, a patto di potersene servire. Servirsene vuol dire che la famiglia sia stata per il bambino anche quella dimensione in cui è stato trasmesso un desiderio “sartoriale”, tramite le cure particolareggiate della madre e l’offerta di un sistema simbolico e legislativo da parte del padre [1]. Sarà nella pubertà che si osserverà con maggiore evidenza la potenza della necessità di separarsi dalla famiglia. L’adolescente deve costruire il proprio modo di godere, ma utilizzando gli strumenti dell’Altro. È a partire da questa situazione antinomica che deriva la conflittualità tipica dell’adolescenza, in cui si sostiene il bisogno della presenza dell’Altro e allo stesso tempo si brama una fuga, per poter affermare la propria soggettività. La famiglia, e più in generale l’Altro, sono dunque quegli elementi da cui il soggetto non può prescindere, ma da cui, a più riprese, vorrà dissociarsi; e dovrà cavarsela trovando una soluzione creativa e personalizzata.

 

[1] Cfr. J. Lacan, Nota sul bambino [1969], in Altri Scritti, Einaudi, Torino 2013, p. 367.

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