Il rapporto ISTAT 2024 sui censimenti della popolazione italiana, relativo al decennio 2011-21, evidenzia una riduzione generale del numero dei nuclei familiari all’interno della quale sono in diminuzione le coppie, con e senza figli, e in aumento i nuclei monogenitoriali. Questo dato è accompagnato con una frase curiosa: “sono aumentati sia i monogenitori di sesso femminile che quelli di sesso maschile, compensando in parte alla riduzione delle coppie” [1].
L’orizzonte prospettato vede un numero sempre crescente di quelle famiglie che potremmo definire olofrastiche [2], le cui funzioni condensate presentano arrangiamenti differenti. La psicoanalisi interroga questa contemporaneità e ne è a sua volta interrogata quotidianamente attraverso la clinica. Quale che sia la sua forma, quella portata in seduta, tramite la parola, è la famiglia di cui ciascuno “stima di essere il prodotto, nel senso della fabbricazione” [3]. Possiamo così guardare alla famiglia come al luogo in cui si fa il sintomo di ogni soggetto. Con Lacan possiamo pensare in termini di funzioni da intercettare, per reperire, caso per caso, come si dispiegano sulla scacchiera soggettiva. La famiglia è forse costituita “dal marito, la moglie e i figli? – domanda Miller, e continua – No […] è formata dal Nome-del-Padre, il Desiderio della Madre, gli oggetti a” [4]. Vederla così, anche di fronte alle statistiche citate pocanzi, può cambiare le carte in tavola.
Dell’evaporazione del Nome-del-Padre le società moderne portano il segno, cicatrice di una segregazione nel reale [5] che ha riverberi a livello politico-sociale e familiare. Lì dove il simbolico subisce una perturbazione, il reale può debordare nei modi più disparati. Ciascun soggetto si barcamena con quella cicatrice di cui la famiglia, intesa come luogo di produzione, porta le tracce.
Lacan prospetta un punto di accesso che, lungi dalla restaurazione del padre ideale, guarda alla funzione paterna sul piano del particolare, in rapporto con il desiderio e il godimento [6]. Nel Seminario XIX menzionando l’è-pater indica la funzione cruciale dello stupore: “il padre è colui che deve sbalordire la famiglia” [7]. Sbalordire, ovvero stupire profondamente attraverso qualcosa che articola la propria marca intima. Ciò rinnova uno statuto di eccezione giocato però sul particolare. In questo solco nel Seminario XXII introduce la père-version “vale a dire che egli [il padre] fa di una donna l’oggetto a che causa il suo desiderio” [8]. Possiamo qui intendere che, al dì là di ogni ideale di famiglia, ciò che consente a un padre, chiunque esso sia, di incarnare la sua funzione è, in fondo, il rapporto con il proprio oggetto a [9].
[1] ISTAT, “Nuclei familiari nei censimenti della popolazione. Anni 2011-21”, 26/11/2024, p. 2.
[2] Cfr. É. Laurent, Istituzione del fantasma, fantasmi dell’istituzione, in La Psicoanalisi, n. 59, Roma, 2016, p. 28.
[3] F. Leguil, Les avatars de la famille, in Letterina, n° 6, 1998, p. 22. [trad. nostra]
[4] J.-A. Miller, La famille et sa langue, in Enfants terribles et parents exaspérés, Navarin, Paris, 2023, p. 163. [trad.nostra]
[5] Cfr. J. Lacan, Nota sul padre e l’universalismo, in La Psicoanalisi, n. 33, Roma 2003; e Proposta del 9 ottobre sullo psicoanalista della scuola, in Altri scritti, Einaudi, Torino, 2003.
[6] Cfr. A. Di Ciaccia, Qualche nota sul padre nell’insegnamento di Lacan, in Rivista di psicologia analitica, vol. 93, Roma 2016; e É. Laurent, Pères espérés par les enfants d’après le patriarcat, in Enfants terribles et parents exaspérés, Navarin, Paris, 2023.
[7] J. Lacan, Il Seminario. Libro XIX. … o peggio [1971-1972], Einaudi, Torino 2020, p. 204.
[8] J. Lacan, “Le Séminaire de Jacques Lacan. R.S.I.”, in Ornicar?, n° 3, Paris 1975, p. 107. [trad. nostra]
[9] Cfr. A. Di Ciaccia, op.cit.