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Pipol 12
Home Famiglia residuo

Il padre e la madre vaporizzati (Parte 2) – Katty Langelez-Stevens

by Katty Langelez-Stevens
12 Giugno 2025
in Famiglia residuo
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Il bambino ora occupa lui stesso la funzione di residuo, ciò che resta del non-rapporto sessuale fra i genitori. Residuo che indica la posizione di oggetto a che il bambino occupa nella costruzione famigliare così come la dimensione irriducibile di questa funzione, tra oggetto scarto e oggetto prezioso. Ciò ci rimanda al testo di J.-A. Miller [1] in cui egli definisce la famiglia in quanto costituita dal Nome -del- Padre, il Desiderio della Madre e gli oggetti a.

In questi ultimi decenni la Francia ha conosciuto un notevole aumento delle famiglie monoparentali. Nel 1990 queste rappresentavano il 12% delle famiglie in generale. Nel 2023, sono un quarto dell’insieme delle famiglie francesi. Le famiglie monoparentali sono per la maggioranza costituite da una madre che vive con i suoi figli.

Marcella Iacub nel suo saggio La fine della coppia [2] fa notare che il fatto di aver messo come priorità l’amore romantico ha trasformato il rapporto sociale in legame coniugale: gli individui che si mettono in coppia non scambiano più le posizioni e le risorse come prima.

Nel corso del XX sec., il matrimonio ha conosciuto una trasformazione profonda in termini di significato sociale, religioso e giuridico. All’inizio di questo secolo si trattava ancora di un’istituzione tradizionale con un contratto sociale e religioso che aveva la funzione di assicurare la trasmissione del patrimonio, di legittimare i figli e di garantire la stabilità sociale. Il divorzio era legale (1884), ma assai disapprovato. Restava un’eccezione. Dopo la seconda guerra mondiale, il declino della religione e l’emancipazione delle donne hanno contribuito alla trasformazione dei ruoli all’interno del matrimonio. L’ondata della realizzazione personale e dell’amore con la riforma del divorzio nel 1975 in Francia hanno portato un aumento considerevole del numero dei divorzi.

M. Jacub rileva che lo Stato ha privilegiato in questi ultimi anni la protezione della relazione madre-bambino, rafforzandola, mentre le altre relazioni sembrano sempre sospette. Si tratta, secondo lei, di una funzione dissociativa del legame sociale che lo Stato sostiene in questo caso con la sua azione: se un tempo la famiglia era centrata sul matrimonio e quindi sulla coppia, d’ora in poi lo è sui legami madre-figlio. Il padre diventato compagno della madre, è ormai una figura secondaria incerta e rimpiazzabile. Il suo ruolo è quello di permettere alla sua compagna di far bene la madre grazie al contributo finanziario e affettivo di lui.

Sempre secondo questa autrice oggi le violenze sessuali e psicologiche sono punite più severamente quando hanno luogo all’interno della coppia piuttosto che al suo esterno. Queste nuove norme hanno reso più fragile la coppia, percepita d’ora in avanti come il luogo di tutti i pericoli, soprattutto per le donne di cui la dipendenza finanziaria e la vulnerabilità fisica rendono vittime. Mentre la coppia era stata nel passato piuttosto impermeabile agli occhi della legge, è diventata il luogo in cui la legge interviene di più. Questo processo è il risultato di una mutazione del sistema famigliare eredità del Codice Napoleonico; più precisamente di un cambiamento di statuto della sessualità extra-coniugale.

Analizzando poi gli effetti prodotti dal maggio 68 sulla famiglia, M. Jacub ne trae la conclusione che non si tratta della fine della famiglia, che la famiglia oggi è spesso monoparentale, ma piuttosto la fine del legame coniugale che univa coloro che occupavano la funzione del padre e della madre. Si produce una dissociazione tra la famiglia e il conjugo. La famiglia non è più fondata sul pater familias, né sul legame famigliare, ma unicamente sul legame della madre con i suoi figli, cosa che l’autrice deplora in quanto è una schiavitù in più per le donne che si trovano così ridotte ad essere madri e la cui sessualità viene di fatto molto limitata. Lei raccomanda una soluzione utopica reichiana in cui i bambini sarebbero presi in carico da professionisti per liberare in questo modo le madri e permettere loro di condurre liberamente la loro vita di donne.

E’ un punto di vista che malgrado i suoi eccessi ha dei lati interessanti e ci permette di vedere in altro modo l’evoluzione della famiglia. Neanche ciò ci conduce ancora alla vaporizzazione della madre di cui ha parlato J.-A. Miller. In questo caso, si tratta piuttosto dell’esclusione della donna a beneficio della madre e dei suoi figli.

Come capire, quindi, questa “vaporizzazione della madre” che ha preso la stessa strada di quella del padre che l’ha preceduta?

Innanzitutto si constata che la madre è diventata, anche lei, una funzione nella nuova definizione di famiglia data da J.-A. Miller.

Se Alexandre Stevens poteva ancora nel 2000 [3] porre la questione della funzione materna, oggi si impone una risposta. In quanto la madre è diventata anch’essa un significante che chiunque può incarnare, un significante sotto cui qualsiasi personaggio può andare a collocarsi, è dunque diventata una funzione, quella del Desiderio della Madre. A occuparla può essere un uomo, sia che incarni il Desiderio della Madre in una coppia eterosessuale, sia che lo incarni in una coppia omosessuale. Può anche occuparla una donna diversa dalla madre: una madre adottiva, una donna in una coppia omosessuale che non è quella che ha partorito il bambino, o ogni altra persona che si prende cura del bambino con un desiderio particolare.

Aggiungiamo che l’evoluzione straordinaria della medicina ha reso incerta la stessa madre, poiché la donazione di ovociti permette di essere incinta di un embrione che non ha niente a che vedere geneticamente con voi o che è costituito dall’ovocita di vostra sorella e dallo spermatozoo di vostro marito, che è possibile adottare il bambino che geneticamente è il vostro ma che è stato portato in grembo da un’altra donna, ecc.

Dopo essere stata un reale, la madre è diventata lei stessa un sembiante. Il solo reale che resta è il figlio stesso.

Se c’è una ‘defamigliarizzazione’ della società – o piuttosto una rifamigliarizzazione estremamente varia –, è ben diversa dalla ‘defamigliarizzazione’ come viene considerata oggi partendo dalla clinica psicoanalitica. All’epoca della crisi della passe nel 2021, J.-A. Miller è intervenuto con la seguente critica alle testimonianze degli AE: erano ancora assai troppo impregnate della storia famigliare e testimoniavano piuttosto di qualcosa che non era passato. L’idea è che al termine di un’analisi e della ‘disidentificazione’, la piccola storia deve lasciare il posto alla sola logica del caso di cui solo l’analizzante stesso può rendere conto.

A partire dal Seminario XX [4], la lalangue – che è l’inconscio stesso – viene intaccata dal lungo percorso psicoanalitico: come una lingua straniera, essa defamigliarizza il soggetto dalla sua storia e dal godimento che le sta attaccato.

 

[1] Cfr. J.- A. Miller, Affaires de famille dans l’inconscient, in Lettre Mensuelle, no 250, Juillet 2006, p. 8-11, [traduzione nostra].

[2] Cfr. M. Iacub, La fin du couple, Paris, Stock, 2016.

[3] A. Stevens, Y-a-t’il une fonction maternelle? , consultabile al seguente indirizzo: http://www.courtil.be/feuillets/PDF/Stevens-f5.pdf[traduzione nostra].

[4] Cfr. J. Lacan, Il Seminario, libro XX, Ancora, testo stabilito da J.-A. Miller, a cura di A. Di Ciaccia, Torino, Einaudi, 2011.

 

Traduzione: Rita Ungania

Revisione: Elena Madera

 

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