La famiglia pare rispondere molto bene alle necessità della vita sessuale, alla procreazione, all’accudimento della prole, alla distribuzione dei beni come al consumo delle risorse. In epoca attuale, inoltre, si è modificato molto l’assetto famigliare per interagire con i nuovi legami sociali, rispetto ai quali la famiglia si presenta come un nucleo di supporto indispensabile e, se vogliamo, di raccordo con la vita individuale.
Tale microsocietà, fonda quindi un proprio discorso, cogliendo nell’educazione e nella crescita dei figli uno degli scopi più nobili che ne giustificano l’esistenza. Si pone così nel punto nevralgico del fallimento della coppia e dell’assenza del rapporto sessuale che apre verso il desiderio di diventare genitori.
Genitorialità, genere e geni, per essere sintetici, mi pare siano i significanti padroni che indicano una condizione base per poter parlare di istituzione famigliare.
Istituzione complessa ed inquieta, la famiglia, per noi analisti, si fonda sull’assenza del rapporto sessuale e sulla disgiunzione tra il padre e il genitore. Ogni discorso sull’argomento può partire da un doppio livello: il racconto dei legami e le modalità di far sintomo da parte dei partner coinvolti nella coppia.
Lacan parla di funzione residuo della famiglia, che esplicita una sua funzione nell’evoluzione della società da sostenere, nel trasmettere qualche cosa che è di altro ordine di quello della vita e della trasmissione del bisogno. Questo è importante alla luce di una costituzione soggettiva che implica la relazione con un desiderio che non sia anonimo. [1]
È intuitivo che il rapporto con la famiglia può essere di aiuto nel lavoro preliminare e diagnostico, specialmente nell’ambito della psicoanalisi applicata alle istituzioni.
Il bambino, per Lacan, è un sintomo della coppia prima ancora di avere un sintomo.
Un figlio può essere oggetto privilegiato del godimento materno ed un genitore può trasformarsi in un Altro dal potere assoluto, la madre può trasformare l’amore in onnipotenza ed un figlio può non separarsi mai dai genitori. Si tratta di piccoli esempi del groviglio famigliare.
Colloqui con le famiglie possono essere molto utili nella clinica delle psicosi, delle tossicodipendenze, dei disturbi alimentari.
Le associazioni di famiglie di utenti nacquero dalla legge 180. All’epoca questa aggregazione rappresentava l’esigenza di ricucire un rapporto con parenti e la rete associativa era una dimensione inter-familiare molto rassicurante. Oggi queste associazioni si sono moltiplicate ed anche diversificate.
L’associazionismo e l’organizzazione di autoaiuto dovrebbero essere sempre incoraggiati, a condizione che ci sia un lavoro di transfert da parte della psicoanalisi applicata.
Si tratta di setting allargati di psicoanalisi à plusieurs in cui l’analista è una funzione il cui atto è tra il gruppo ed il soggetto. Si tratta di un lavoro complesso, che pone l’analista tra individuo e società.
Bisogna evitare, però, di adottare atteggiamenti educativi e la collaborazione nella rivendicazione dei diritti.
Il transfert può riprendere il discorso da uno scollegamento che c’è tra l’individuo e la famiglia e tra la famiglia e la società.
Si può prendere in carico di un discorso che si è rotto, un discorso senza parole che procede allorché l’Altro è infranto.
[1] J.Lacan, Due note sul bambino, in La Psicoanalisi, n. 1, Astrolabio, Roma 1987, p. 22-23.